La partoanalgesia ha lo scopo di ridurre o eliminare il fisiologico dolore presente in corso di travaglio.
Questo ottimizza la ventilazione materna, consentendo il conseguente miglioramento dell’ossigenazione fetale, oltre a rendere in assoluto piacevole e rilassante l’esperienza del parto.
Ogni donna può oggi scegliere di servirsi di una tecnica di partoanalgesia, con poche e ben codificate eccezioni.
Le tecniche di partoanalgesia spinale (subaracnoidea e peridurale), prevedono l’impiego di anestetici locali in prossimità delle strutture nervose che decorrono nella colonna vertebrale (area lombosacrale).
L’analgesia subaracnoidea copre solo la fase finale del travaglio, per cui è spesso denominata anche analgesia “espulsiva”.
Prevede l’iniezione di piccoli dosaggi di anestetico locale nel liquor, ed è una tecnica “one-shot” (l’iniezione può essere praticata una sola volta ed ha una durata definita di 60 – 90 minuti, trascorsi i quali il dolore ritorna).
È indicata quindi solo nei casi in cui il travaglio, per oculata valutazione del ginecologo, sia prossimo alla sua conclusione.
Esistono tuttavie tecniche di analgesia dolce che possono alleviare il dolore senza per forza ricorrere a terapie farmacologiche e invasive come la partoanalgesia epidurale. Tra queste lo yoga, l’autoipnosi, l’idropuntura.
L’analgesia peri o epidurale continua prevede invece l’inserimento nello spazio peridurale di un cateterino sterile che consente l’infusione continua di anestetico. È pertanto in grado di coprire l’intera durata del travaglio, quale che essa sia.
La scelta di sottoporsi a partoanalgesia deve necessariamente essere fatta con anticipo rispetto all’insorgenza del travaglio.
La partoriente deve infatti essere preventivamente visitata dall’anestesista, che effettuerà una completa raccolta anamnestica, visionerà gli esami ematochimici ed un elettrocardiogramma, risalenti a non più di trenta giorni, controllerà clinicamente la colonna vertebrale.
Dopo la visita l’anestesista proporrà alla partoriente una panoramica delle tecniche di partoanalgesia nonchè dei relativi benefici e complicanze, premurandosi di rispondere a qualsiasi domanda e/o dubbio.
A questo punto la partoriente potrà scegliere con piena consapevolezza di firmare il modulo di consenso informato alla procedura, che sarà archiviato in attesa del momento del travaglio.
Modalità di svolgimento della procedura epidurale
Sia l’analgesia subaracnoidea che quella peridurale continua prevedono che la partoriente sia monitorizzata (tracciato elettrocardiografico, saturazione periferica di ossigeno e pressione arteriosa). Si procede inoltre al posizionamento di un’agocannula in una vena periferica del braccio, allo scopo di infondere liquidi e farmaci.
Quando il momento di iniziare la partoanalgesia è giunto, a giudizio insindacabile del ginecologo, la partoriente assume la posizione seduta, con il dorso curvo e le spalle rilassate.
L’anestesista, preparato un campo sterile, procede all’accurata disinfezione e successiva detersione della schiena.
Nel caso della partoanalgesia subaracnoidea effettua quindi una singola iniezione di anestetico locale iperbarico nel liquor, generalmente a livello dello spazio intervertebrale L3 – L4 o L4 – L5.
Nel caso della partoanalgesia peridurale continua, invece, l’anestesista inizia praticando una piccola anestesia locale, cutanea e sottocutanea, a livello degli stessi spazi intervertebrali, che gli consente di ricercare, utilizzando un ago di Tuohy, di calibro maggiore rispetto al precedente (da cui la necessità dell’anestesia locale), lo spazio peridurale. Reperitolo vi inserisce il cateterino peridurale sterile, attraverso il quale, rimosso l’ago, sarà possibile somministrare anestetico in continuo, anche utilizzando una piccola pompa, per tutto il tempo del travaglio ed oltre l’espletamento del parto.
Tanto l’analgesia subaracnoidea che quella peridurale hanno lo scopo primario di eliminare il dolore delle contrazioni, lasciando tuttavia la paziente libera di collaborare attivamente, spingendo, durante tutto il travaglio di parto.
Durante il travaglio è sempre necessaria la presenza dell’anestesista, per il monitoraggio dei parametri vitali, come quella dell’ostetrica, che garantirà il monitoraggio cardiotocografico continuo.
Ricorrendo alla partoanalgesia peridurale quindi:
- la paziente rimane sveglia, rilassata e cosciente, apprezzando l’esperienza del parto nella sua completezza, grazie alla totale assenza di dolore;
- inoltre, qualora per motivi ostetrici si dovesse ricorrere ad un parto strumentale (ventosa), o ad un taglio cesareo, il cateterino già posizionato per la partoanalgesia può garantire, al semplice variare del dosaggio dei farmaci, la completa anestesia chirurgica, senza ulteriori procedure.
Concludendo, nel decidere di ricorrere ad una tecnica di partoanalgesia, resta di prioritaria importanza una comunicazione esauriente e completa tra partoriente, ginecologo ed anestesista, al fine di consentire una scelta convinta, informata e responsabile.