Colposcopia

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Informazioni generali

La colposcopia è un esame di II livello che si svolge nell’ambito di un percorso diagnostico e il cui obiettivo è identificare eventuali lesioni da HPV. La Colposcopia consente lo studio accurato del tratto cervico-vaginale e permette di localizzare nella zona della cervice dove è presente la lesione ed dove eseguire la biopsia per l’esame istologico.

Come si esegue la colposcopia

Dopo aver introdotto lo speculum si procede alla detersione della cervice con soluzione fisiologica e alla visualizzazione della stessa a basso ingrandimento. Successivamente si applica sulla cervice uterina acido acetico al 3% o al 5%; questo determina, dopo circa 15 secondi, un rigonfiamento del tessuto causato dalla coagulazione delle proteine intracellulari.

L’epitelio squamoso fisiologico non subisce alterazioni rilevanti; invece, i villi di quello ghiandolare presentano un aspetto ad “acino d’uva” ed assumono colore bianco. E’quindi possibile evidenziare tra i due epiteli una linea di transizione bianca che rappresenta la giunzione squamo-colonnare. Un esame colposcopico si definisce soddisfacente solo quando quest’ultima è interamente visibile.

Nel caso in cui sia presente un epitelio anormale, si verifica una reazione aceto bianca dovuta all’elevata densità nucleare ed alla maggiore concentrazione di proteine. Queste ultime, quando vengono a contatto con l’acido acetico, subiscono un agglutinamento impedendo il passaggio della luce. Questa reazione generalmente si verifica dopo circa un minuto e persiste per 1-2 minuti. L’intensità e la durata sono direttamente proporzionali al grado di atipia cellulare presente.

Il test di Schiller rappresenta una seconda fase dell’esame colposcopico, per eseguirlo è necessario applicare sulla cervice la soluzione iodata di Lugol. Lo iodio, infatti, viene assorbito dall’epitelio squamoso contente glicogeno e determina un colorazione marrone scuro della superficie.

Questa soluzione, dunque, rende evidenti aree iodionegative come l’epitelio colonnare, quello atrofico e le aree di metaplasia squamosa, ma soprattutto mette in risalto l’eventuale presenza di zone di trasformazione atipiche che assumo invece un caratteristico colore giallo canarino.

Questo esame è in grado di fornire dati aggiuntivi nella valutazione colposcopica e rappresenta un valido ausilio durante l’effettuazione di trattamenti chirurgici della cervice.

Chi deve sottoporsi all’esame e perché

In presenza di un pap-test anormale (referto citologico ASC-US, ASC-H, L-SIL O H-SIL), per poter confermare la presenza della lesione (si ricorda che il pap-test è un test di screening di primo livello e quindi gravato da un certo numero di risultati falsamente positivi) e per poter scegliere un adeguato schema terapeutico, è necessario determinare la localizzazione della lesione da cui provengono le cellule anormali, valutarne l’estensione e avere una diagnosi istopatologica sulla base di biopsie mirate eseguite sotto guida colposcopica in uno o più settori.

Come interpretare il referto colposcopico

La classificazione colposcopica internazionale, approvata a Roma nel 1990 al 7° Congresso Mondiale di Patologia Cervicale e Colposcopia della International Federation for Cervical Pathology and Colposcopy, ha introdotto la definizione di “trasformazione anormale”, distinguendo due diversi gradi di anormalità sulla base delle caratteristiche morfologiche delle immagini colposcopiche.

Questa suddivisione (TAG 1- Trasformazione Anormale grado 1 e TAG 2- Trasformazione Anormale di grado 2), consente, inoltre, di stabilire il management terapeutico delle pazienti. La classificazione attualmente in uso è quella redatta dall’IFCPC (International Federation of Cervical Pathology and Colposcopy) (29) presentata al congresso mondiale tenutosi a Barcellona nel 2002 (tabella) che ha sostituito, apportando piccole modifiche, la classificazione del 1990.

In presenza di un esame con esito negativo il referto ci indica se l’esame è stato conclusivo o insoddisfacente e definisce un quadro colposcopico normale: le “a livello esocervicale) e della zona di trasformazione . Se invece l’esito dell’esame è positivo per anomalie cervicali, allora il referto ci dà informazioni sul grado della lesione osservata che correla con il grado di trasformazione delle cellule e del tessuto cervicale e che verrà confermato dal reperto istologico.

Il referto colposcopico definisce anche la presenza di alcune condizioni che vengono definite “reperti miscellanei”, che possono essere conseguenti a condizioni fisiologiche (deciduosi gravidica), a quadri infettivi/infiammatori di altra natura (colpite, tessuto di granulazione, vescicole o bolle) o alla presenza di modificazioni benigne della cervice uterina (polipi).

Quali sono i limiti dell’esame colposcopico

La colposcopia presenta alcuni dei limiti diagnostici. Il principale è costituito dall’impossibilità di valutare il canale cervicale. Risulterà pertanto inconclusiva ed insufficiente quando la lesione esocervicale risale nel canale cervicale, o quando la giunzione squamo-colonnare non è visibile, ed inadeguata se la lesione è in sede esclusivamente endocervicale. Nelle donne in età fertile e in premenopausa il problema non è in realtà molto frequente dato che la giunzione squamo-colonnare risulta visibile nell’80-90% dei casi. Dopo la menopausa, invece, dato che la giunzione squamo-colonnare risale verso l’interno, il valore della colposcopia diminuisce. Pertanto, in queste pazienti ed in tutte le pazienti con pap-test anormale in cui non è visibile la giunzione squamo-colonnare, si rende necessaria l’integrazione diagnostica con accurato studio del canale cervicale (Endocervicoscopia).

 

 

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